30 Dias Com Frei Francisco Maria

Orar 30 Dias com Frei Francisco Maria | 03

Uma simples resposta de amor

Nei detti dei padri del deserto il numero 24 di Giovanni nano, (oppure Guy 26) recita:«onoriamo l’Uno e tutti ci onoreranno… ma se disprezziamo l’Uno tutti ci disprezzeranno». Qualcosa di molto simile recita la Regola di sant’Alberto di Gerusalemme: «i Santi Padri hanno stabilito come chiunque, appartenga a questo o a quell’Ordine, seguendo qualsiasi forma di vita religiosa, debba vivere nell’ossequio di Gesù Cristo»[1]. La prima caratteristica che contraddistingue un carmelitano, sia esso dell’antica osservanza o della riforma teresiana, è il desiderio che sente nascere dentro di sè di onorare Cristo, e attraverso di Lui  di adorare tutta la Trinità, l’Uno. Non è un progetto di vita costruito a tavolino, ma piuttosto un’esigenza interiore, qualcosa di impellente che non si può contenere, come il fuoco che il profeta Geremia percepiva dentro le proprie ossa[2]. Un carmelitano è attirato dal Dio di Gesù Cristo, Dio uno-trino, all’incontro del suo Volto e là a stare in adorazione: «Come vive il Signore alla cui presenza io sto…»[3].

  1. Stare, permanere, dimorare è fondamentale nella vocazione carmelitana, non in quanto giacenza nello spazio bensì come atteggiamento interiore con cui diportarsi in mezzo alle occupazioni della vita a cui il frate è chiamato. Pur in mezzo al mondo il carmelitano sta davanti a Dio con atteggiamento di profonda attenzione a Lui, quasi senza lasciare mai l’orazione di cui Teresa di Gesù ci ha tanto parlato.
  2. Adorare è un po’ la traduzione che mi permetto di adottare per spiegare la parola «orazione», molto usata da santa Teresa. Adorare viene dalle parole latine ad e oràre  che significa «portare alla bocca». Rivolgersi a Dio significa, prima ancora che parlargli, rivolgergli tutto il proprio essere affettuosamente come per baciarlo.

È lo Spirito stesso di Dio che prende l’uomo e ne fa un adoratore, lo mette a parte per essere disponibile solo per Lui, al Suo solo servizio. Da questa scelta che Dio fa dell’uomo viene la consacrazione. Consacrare infatti vuol dire mettere a parte e viene dall’ebraico kadosh che originariamente significa «essere separato».
Nel Carmelo questa consacrazione riceve il suo particolare carattere da tutta la lunga tradizione profetica che si ritrova nella Sacra Scrittura. I primi eremiti del Monte Carmelo si rifacevano all’esperienza di Elia profeta (e ai tanti profeti anonimi che hanno continuato la sua esperienza vivendo sul Carmelo) che aveva vissuto alcuni momenti fondamentali della sua vita proprio in quel luogo, e tra XII e XIII secolo hanno cominciato ad abitare presso la fonte di Elia, nel wadi ’ain es-Siah. Sappiamo che il primo oratorio, costruito in mezzo alle celle degli eremiti, era dedicato alla Vergine Maria, la domina loci o «Signora del luogo». Alla Vergine Maria, oltre che ad Elia, i primi carmelitani hanno guardato come alla perfetta discepola di Cristo, da cui imparare la vita contemplativa e l’affettuoso ossequio di Gesù Cristo. Fin dall’inizio la vita carmelitana è stata contemplativa e anche mariana. Ci sono voluti alcuni secoli per imparare a spiegare le misteriose origini dell’Ordine carmelitano, dal momento che i primi carmelitani non avevano con sè documenti o scritti storiografici. Non ne erano nemmeno interessati a quell’epoca. Solo dopo essere venuti in Europa e aver lasciato il Carmelo in Palestina nacque il desiderio di capire, di spiegare il legame con la santa montagna. La stessa santa Teresa di Gesù desiderava recuperare la fiamma degli inizi dell’Ordine e menziona i santi eremiti da cui le monache avrebbero dovuto imparare la perseveranza, l’abnegazione, la fedeltà all’orazione[4].
Oggi questi capisaldi restano imprescindibili e quindi da questo punto di vista non è cambiato molto. Quello che è cambiato è la vita intorno a noi, la quale ha subito una enorme accelerazione; è cambiato il modo di percepire se stessi e le relazioni con gli altri che sono state descritte come «liquide» da Z. Bauman. Le sfide alla vita di orazione sono tante, basti pensare che un frate oggi possiede uno smartphone con cui poter interagire sempre col mondo esterno e che in qualche modo funge da finestra sul mondo, una finestra che potrebbe, ma non dovrebbe, restare sempre aperta. La vita di orazione è più minacciata di prima, più fragile certamente, quindi non meno esigente, anzi proprio per le sfide del mondo contemporaneo la vita consacrata nel Carmelo deve emergere con una rinnovata forza nel voler stare davanti al Volto di Dio come davanti all’Unico. La prima relazione, in ogni senso, rimane quella con Colui dal quale sappiamo di essere amati. Consacrare se stessi a Lui è affermare questo primato e questa necessità che si impone alla vita del chiamato non per paura (alla società, al cambiamento culturale, alla Chiesa che non è più strutturata come un tempo) ma per amore. Una semplice, intera risposta d’amore.


[1] Regola, n 2.
[2] Ger 20,9.
[3] 1 Re 17,1
[4] CP 11,4.

Fr. Alessandro del Nome di Gesú
Carmelita Descalço
Trento, 12 de dezembro de 2022

Abri, Senhor, os nossos corações.
Dilatai o nosso interior
para acolhermos o vosso intenso e infinito Amor.
Sejamos nós capazes de Vos dar
com generosidade e audaz loucura
uma simples resposta de Amor.
Ámen.

Em os 30 Dias com Frei Francisco Maria pretende-se criar um lugar de reflexão e oração para e com o Frei Francisco Maria que, no dia 28 de janeiro de 2023, fará a sua Profissão Solene.
Cada dia, acompanhado por um rosto e um texto concretos, o Frei Francisco Maria fará a sua preparação espiritual para a sua entrega definitiva ao Senhor.
Acompanhado por tantas pessoas, rezará por cada uma e por cada um, de forma a todos incluir nesta caminhada rumo à sua consagração definitiva no Carmelo Descalço.